L’Intelligent Design e l’alba della vita sulla terra

Il catalogo di Tab edizioni si è recentemente arricchito di una pubblicazione intitolata L’alba sulla terra. Alla scoperta delle origini della vita, scritto dal professor Alessandro Giorgetti.

Per il CIID è una vera e propria scoperta. Giorgetti si avventura infatti in un terreno alquanto scomodo per un biologo, sebbene docente ordinario di Zootecnica nonché responsabile di progetti di ricerca nazionali e internazionali, autore di 280 pubblicazioni, alcune delle quali relative ai fondamenti teorici dell’esobiologia.

Perché un terreno scomodo?

Perché, come spiega lo stesso Giorgetti nella premessa al testo, mentre «molti degli antichi abitanti della Terra di decine o centinaia di milioni di anni fa sono ormai piuttosto noti», grazie anche a «un quadro abbastanza affidabile dello sviluppo della vita nelle varie ere geologiche», occorre però spingersi oltre. Ovvero «ancora più indietro nel tempo, alla ricerca dei Progenitori o del Progenitore di tutti gli organismi viventi», entrando in uno degli ambiti più “rischiosi” perché altamente “incerti”: le origini della vita.

Ma come vedremo, queste non sono le uniche “scomodità” della scelta di Giorgetti.

L’approccio di Giorgetti è scientifico. Ammette quanto poco sia noto di quanto possa essere successo prima e durante il momento iniziale, ma al contempo riconosce come questo argomento sia «un problema scientifico ancora aperto» che «coinvolge chiunque si ponga delle domande su ciò che ci circonda» e che, «nonostante le numerose teorie succedutesi nell’ultimo secolo, non ha ancora una soluzione condivisa».

Proprio questo approccio, consapevole e competente, è fondamentale per il libro di Giorgetti: un lavoro approfondito ma al contempo divulgativo «sul concetto di Vita, sugli ambienti della Terra primeva» nonché sulle ipotesi che riguardano la “comparsa” e l’«evoluzione dei primi esseri viventi», facendo un prezioso «punto sulle conoscenze attuali».

Dalla parte introduttiva, che contribuisce a chiarire la definizione di “vita”, fornendo spiegazioni affascinanti e coinvolgenti di carattere storico, si passa alla descrizione dell’architettura organizzativa del cuore stesso della “vita”: la cellula.

Interessante l’uso del termine “specificità” negli approfondimenti di Giorgetti relativi alle prime differenze cellulari eucariotiche, quelle tra la cellula vegetale e la cellula animale: chi conosce infatti l’Intelligent Design (ID) sa quanto questo vocabolo, abbinato al concetto di complessità, sia al centro di tale ipotesi.

La terza parte introduce le essenziali argomentazioni sull’origine della vita di contesto, partendo dal sistema solare per poi passare all’atmosfera e alla crosta terreste.

La comprensione dei concetti complessi tipici di questo ambito scientifico è peraltro largamente facilitata dai preamboli di Giorgetti, che unisce felicemente il taglio dell’insegnante e la perizia del ricercatore, in un connubio importante ma non frequente.

Ben consapevole che siano temi differenti, Giorgetti affronta poi l’origine della vita e l’evoluzione con un excursus istruttivo e completo sulle varie epoche evolutive, pur nella sua concisione.

Conclusa l’esposizione del quadro generale, legato principalmente al “quando”, dal capitolo quarto Giorgetti entra nel merito del “come”, ossia il nocciolo della questione e della sua pubblicazione.

Ecco un’altra scomoda scelta: Giorgetti elenca e analizza criticamente le ipotesi principali che si sono susseguite nel tentativo di spiegare il passato, avendo l’encomiabile pregio di includere anche un accenno alla “creazione” come una delle alternative.

Uno degli esempi particolarmente indicativi del livello di approfondimento a cui l’autore giunge che riteniamo verrà apprezzato anche dagli “addetti ai lavori” è il paragrafo dedicato ai substrati minerali e quello delle “altre ipotesi”.

L’ultimo capitolo, il quinto, è intitolato Dalla prima cellula all’Uomo: l’evoluzione dei viventi. Si tratta di una parte del libro importantissima per due ragioni.

La prima è la parte che Giorgetti stesso definisce il “succo del darwinismo”, presentato con tutte le “vitamine” logiche più importanti. L’autore non si esime dall’evidenziarne in maniera schietta e onesta le limitazioni, e questo è un bene raro. Decisivi sono qui i paragrafi che l’autore dedica alla selezione naturale, all’equilibrio di Hardy-Weinberg e alla macroevoluzione.

In secondo luogo è questo il capitolo che contiene la trattazione cui il CIID riserva maggiore attenzione: quella sull’ipotesi dell’ID. Pure questo è un bene raro.

E qui c’è la terza, ultima e forse principale scelta scomoda dell’autore.

A questo punto, infatti, ci piacerebbe vedere il volto di un ipotetico critico nell’apprendere che, in una pubblicazione di divulgazione scientifica di un biologo di altissimo livello, un accademico e professore universitario di varie materie legate alla biologia, venga concesso dello spazio all’ID, teoria che spesso viene ritenuta nemmeno degna di essere menzionata tale e relegata al rango di mera “pseudoscienza”.

Non ci stupiamo affatto di riscontrare che, anche in un capitolo che tratta di un argomento così controverso come l’ID, Giorgetti si conferma acuto, onesto e riflessivo.

Dopo un riassunto della storia dell’ID – un esercizio che, purtroppo, pochi in Italia sarebbero in grado di fare, come noi del CIID sappiamo bene, avendo mostrato esempi di accademici che hanno addirittura scritto libri interi sull’argomento palesandone una profonda ignoranza – che include le argomentazioni dei principali teorici come Behe e Dembski, l’autore avanza anche considerazioni a livello epistemologico, ammettendo molto intelligentemente che l’esclusione dell’ID dai “salotti” della scienza, espressa con “livore” e “acrimonia”, è un vero peccato «perché un confronto di idee pacato e sereno tra visioni alternative sarebbe sempre utile, soprattutto in ambito scientifico.»

Esatto Giorgetti!

Questo è un primo grande argomento centrato dall’autore sull’ID, ma non è il solo!

Giorgetti riporta anche correttamente che l’ID «non nega né l’evoluzione né la possibilità di derivazione dei primi esseri viventi da molecole inorganiche. I suoi sostenitori contestano all’evoluzionismo meccanicistico solo il motore di tali eventi.»

Proprio così.

Non possiamo né vogliamo rivelarvi i dettagli dell’opinione finale che Giorgetti esprime con questo capitolo, ma è già un grandissimo successo anche solo il fatto che venga dedicato all’ID questo spazio, spazio che secondo noi merita.

Fatto da uno scienziato del suo livello, questo significa praticamente equiparare la valenza scientifica della teoria dell’ID con il paradigma dominante del neodarwinismo.

Perché è questo che il Professor Giorgetti fa nel suo trattato, ed è una cosa di enorme importanza per la teoria dell’ID, specialmente per quanto concerne l’Italia e il contesto accademico.

Scomodissimo.

Ma doveva servire un professore del livello di Giorgetti perché in certi ambienti ci fosse qualcuno che si rendesse conto di tutto questo? O forse serviva semplicemente un approccio veramente scientifico nella valutazione delle spiegazioni su quanto si osserva del cosmo che ci circonda?

Come abbiamo già fatto per alcune pubblicazioni, e come faremo a breve per altre, vi invitiamo a procurarvi il libro di Giorgetti, che siamo certi leggerete di sicuro tutto d’un fiato, anche non foste specialisti.

Se invece lo foste, siamo convinti che questa pubblicazione debba essere tenuta nella vostra libreria insieme ai migliori libri di onesta, competente e vera divulgazione scientifica.

Di: Carlo Alberto Cossano, con la collaborazione di Francesco Arduini e Marco Respinti.

Immagine: P. Rona / OAR / National Undersea Research Program (NURP); NOAA, Public domain, via Wikimedia Commons.

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